Non sempre per i romanzi gialli, o meglio, la loro scrittura, rappresentano una forma leggera, facile, di letteratura perch nonostante ciascuno di quei racconti segua una sorta di schema prestabilito (omicidio, indagine, soluzione del caso), non cadere nellovvio e nella banalit si dimostra unimpresa assai ardua. Inoltre, come ogni forma di letteratura, la scrittura di romanzi gialli non rappresenta solo una risposta a una domanda del mercato librario, ma rappresenta una messa a nudo dei pensieri dellautore.

 

Un autore contemporaneo che bene potrebbe spiegare quanto detto senza dubbio Franco Festa[1], che in unintervista per il blog letterario Noir Italiano ha spiegato il motivo che lo ha spinto ad avvicinarsi ai romanzi gialli:

 

Ho cominciato a pubblicare molto tardi, a 58 anni. Ma ho scritto sempre. Pagine di diario, racconti giovanili, bozze di romanzi. Materiale informe, disordinato. Poi gli impegni della vita mi hanno distolto per anni ed stato un gravissimo errore. Comunque scrivevo anche allora: documenti, relazioni. Altre forme espressive, altre ricerche. E tanto, tantissimo sui giornali. Poi, per dieci anni, ho scritto una rubrica quotidiana di satira: Mozzafiato, con lo pseudonimo di Groucho. Oggi mi rendo conto che stata solo una lunga preparazione per affrontare la mia vera forma espressiva, quella del romanzo. Ma non ho voglia di vivere di rimpianti, non ho voglia di altri sensi di colpa, per il tempo perduto. No. Voglio pensare al contrario: meno male che il momento arrivato[2].

 

Franco Festa, nato ad Avellino nel 1946, inizia la sua carriera professionale come Preside, dedicandosi per oltre trentanni allo studio e allinsegnamento della matematica e della fisica. Niente di pi lontano dalla letteratura sembrerebbe. Eppure proprio Festa, in una lezione tenuta nella Facolt di Lettere dellUniversit di Cassino e del Lazio Meridionale, spieg:

 

Io mi interesso a tutto, voi no? Come fate a sapere che una cosa vi appassiona e unaltra no se non la provate? I numeri sono il mio primo amore, e quello si sa, non si scorda mai, ma a volte non bastano per descrivere quello che penso.

 

Cos come per Carlo Fruttero, il successo e il consenso ottenuto dal pubblico e dalla critica non stato n voluto n cercato, ma soltanto frutto di un normale risvolto dato dalla lettura delle sue opere; basti pensare infatti allinizio della sua carriera da scrittore:

 

Delitto al corso stato pubblicato quasi clandestinamente nel 2004 grazie allamministrazione comunale di Altopascio (Lucca) che aveva indetto il premio nazionale di narrativa poliziesca Delitto dautore, vinto proprio da Festa. Ma il romanzo diventato subito un piccolo caso, perch introvabile nei normali circuiti mentre cresceva il tam tam dei lettori e su internet aumentavano le richieste del libro sui siti di shopping. Fino a quando Mephite non ha deciso di stampare il romanzo con una piccola (ma significativa) variazione nel sottotitolo che da Hanno acciso il cavaliere si trasformato nellitalianizzato Hanno ucciso il cavaliere[3].

 

Inizialmente pubblicato a puntate sul quotidiano locale, Delitto al corso ambientato nella citt di Avellino, una citt che non mai rientrata nei canoni classici della citt da visitare[4], ma quella descritta da Festa non la citt contemporanea ai lettori che la leggono nei suoi romanzi, ma lAvellino del 1955, quella abbandonata dopo i bombardamenti, dove la storia si articola tra un piano regolatore sparito e il forte senso di solitudine dei cittadini. Avellino diventa cos metafora di un mondo chiuso, problematico, ma mai fermo, rappresentazione allegorica di tutti i piccoli comuni.

Nellintervista per il blog letterario Noir Italiano, Festa spieg infatti cos il motivo della sua scelta:

 

Ci che rende Avellino una citt noir sono le ombre che si celano dietro lapparente perbenismo, come in tante piccole citt italiane. Daltronde scrivo di quel che so, di quel che vedo, di quello che mi fa soffrire e , raramente, gioire. Ad Avellino sono nato, l si svolta tutta la mia vita. Non saprei scrivere daltro. Di pi: penso che la ricchezza delluniverso umano non dipenda dal luogo. C una storia da raccontare in ogni persona che incrociamo, in ogni strada per cui camminiamo. Il narratore sempre una specie di ladro. Di sguardi, di emozioni, di esperienze. Ascolta, guarda, assorbe, prova a mettere a fuoco, alla fine scrive. Nulla si perde veramente, tutto si deposita da qualche parte e poi ritrova misteriosamente la strada in una storia, in un passaggio, in una frase[5].

 

Nella lezione universitaria svoltasi a Cassino, quando Festa venne ospite del professor Toni Iermano, docente di Letteratura italiana contemporanea, lo scrittore avellinese aggiunse che:

 

Non scrivo romanzi solo gialli, ma neanche romanzi solo storici. Non saprei dire che tipo di romanzi scrivo perch non ne sono io il padrone. I padroni sono i lettori che si riconoscono in essi.

 

Dalle sue parole, oltre che una profonda passione, traspare anche un altro significativo elemento. Quando nel 2011 Festa tenne la lezione, la sua era una firma ormai consolidata nel mondo della giallistica italiana. Oltre al suo primo capolavoro, aveva infatti gi pubblicato La quinta notte, Lultimo sguardo ed era in pubblicazione La verit dellombra, eppure agli studenti che lo ascoltavano non si defin scrittore, n defin i suoi romanzi opere di successo.

La modestia, che lo avvicina ancora una volta alla figura di Fruttero, di fatto una caratteristica che lo contraddistingue tanto come persona quanto come intellettuale e ci si evince anche dai suoi romanzi.

I personaggi sono sempre persone semplici, che diventano protagonisti grazie alla loro storia e alle loro passioni, neanche il vero protagonista viene descritto come un eroe. Il commissario Melillo accompagner Festa nelle sue indagini dal primo Delitto al corso fino alle ultime Verit dellombra e al lettore appare evidente lempatia nata tra lautore e il suo alter ego letterario. Levoluzione di Melillo, come uomo e come investigatore, procede di pari passo con quella di Festa a dimostrazione che lindagine, la storia raccontata, sia una metafora pi ampia, che va al di fuori di un mero racconto poliziesco. Nella lezione cassinese lautore ha spiegato questo rapporto tra scrittore e personaggio, affermando:

 

Devo essere abitato dai miei personaggi. Quando scrivo come se mi sottoponessi a una seduta di psicoanalisi.

 

Lunicit dei romanzi gialli di Festa, con il loro caratteristico schema matematico, con la mente attenta dellautore che non lascia sorvolare neppure il pi insignificante dei particolari e che descrive le strade di Avellino in modo quasi maniacale:

 

Non sono frutto di schemi a tavolino, non conosco mai, quando comincio a scrivere, come finir, n il capitolo che sto scrivendo, n il romanzo. Ho poche tracce, poche luci accese nel cammino. Ospito i miei personaggi, sono essi che occupano la scena e vivono da un certo punto di vita autonoma. un procedimento difficile, ma lunico che conosco[6].

 

E aggiunge:

 

 

Il noir  uno strumento per soddisfare l urgenza di andare oltre la consueta immagine di calma imperante, di svelare lipocrisia e le scelte delle persone. Per ci che mi riguarda volevo riportare al centro dellattenzione del lettore scelleratezze, vilt private e collettive del luogo in cui vivo. E quale migliore strumento del noir?[7]

 

Una letteratura di evasione dunque quella di Festa, ma con una profonda funziona culturale e civile e cio quella di svelare la realt, con tutte le sue verit nascoste.

 

Generoso Picone nella recensione a Le verit dellombra scrive:

 

LAvellino di Franco Festa - ne La verit dellombra come gi in Delitto al corso del 2004, ne La quinta notte del 2006 e ne Lultimo sguardo del 2008 - pare essere una citt che dice il suo passato soltanto se si riesce a ricavarlo attraverso unindagine poliziesca.

 

La verit dellombra lultimo tassello di una trilogia gi fortunata di Festa e levoluzione che autore e personaggi subiscono evidente gi dal titolo del romanzo. Lungimiranti a riguardo le parole del critico Giuseppe Varone nel suo approfondimento sullopera, La verit dellombra di Franco Festa:

 

Invero, del giallo questo libro non ne possiede il titolo: una verit, nel senso ortodosso del genere, sarebbe stata indagata nellombra. Ma nel titolo, invece, Festa addita la soluzione: la verit verso la quale lindagine di Melillo protende dellombra, nel senso che gli appartiene, rattenuta nellinterieur, perci velata da una messe di angosce e dubbi che sconfinano oltre la pagina.

 

La quarta storia di Melillo una storia complessa, ricca di indizi nascosti che lasciano il lettore con il fiato sospeso, e lo fa mentre, tra le righe, condanna la classe politica – avellinese nel caso specifico, tutta nel caso generale – con lobiettivo di far riflettere, anzi, di instaurare una riflessione tra la corruzione degli anni 60 e quella attuale.

Ci ritroviamo come detto in un Avellino grigia, nascosta da una nebbia di bugie e misteri, ferma ma allo stesso tempo in evoluzione.

 

Erano questi i pensieri, allandata e al ritorno. Questi ed altri due, cupi anchessi. Solo il ritmo dei passi era diverso. Disuguale allandata, monotono al ritorno[8].

 

La verit dellombra connotato ancora una volta dallo stile elegante e sobrio di Festa, radicato profondamente nella realt avellinese senza mai cedere a tratti linguistici dialettali:

 

Mi si dice che ad Avellino i romanzi di cui protagonista il commissario Mario Melillo hanno un gran successo, al punto che quel personaggio, le cui avventure si svolgono in unIrpinia sostanzialmente perduta (quella degli anni 60 del secolo scorso, ben prima dellepocale frattura del terremoto e poi della ricostruzione), diventato un valido antagonista del pi celebre Montalbano. Laccostamento viene spontaneo; ma, a dir la verit, Franco Festa, che di Melillo il pap letterario, ha un metodo e uno stile assai diversi da quelli di Andrea Camilleri. Intanto, si cercherebbe invano nei suoi romanzi il colorito linguistico cos tipico dellautore siciliano. Festa nulla concede alla parlata avellinese (che pure potrebbe fornirgli interessanti risorse espressionistiche), e la sua lingua un italiano terso, cristallino, strenuamente opposto alla pressione di un localismo che (a maggior ragione negli anni in cui le sue storie hanno luogo) ci simmaginerebbe decisamente forte. Niente paroline-spia, dunque: n cabasisi n fimmini n imparpagliamenti di sorta, e sia pure declinati hyrpinice. Credo sia una scelta saggia[9].

 

Ma La verit dellombra non solo un romanzo noir, anche, come lo definisce Giuseppe Varone nel suo saggio, un romanzo dellinquietudine che bene viene sottolineato dallautore nella personalit del suo protagonista:

 

Melillo si sentiva allimprovviso stanco, affranto per quello scatto di prima. E non era come le altre volte, quando subito era riuscito a controllarsi, quando aveva ricordato a se stesso che la rabbia era solo un farsi male, un filtro scuro per non vedere con chiarezza i legami tra le cose. [] E ora che aveva deciso di riprendere le indagini, la consapevolezza di sentirsi troppo coinvolto lo torturava ed era inutile ripetersi che doveva girare pi al largo, costruire la giusta distanza. Non serviva. Forse bisognava farsi attraversare da quel dolore, dare spazio a tutte le emozioni, confrontarsi con loro, perdersi, per potersi ritrovare[10].

 

Ancora una volta quindi Melillo esce dal romanzo vincitore e sconfitto allo stesso tempo, risolvendo il delitto, ma svelando una profonda sensibilit verso le rivolte studentesche del 68 e la politica tutta che lo circondava.

Un nipotino, Festa, brillante nella sua originalit, dedito alla letteratura noir, che ha arricchito con degli illustri capolavori, ma sempre in grado di rinnovarsi e aprirsi a un giallo prima psicologico e poi poliziesco.

 



[1] Franco Festa, professore di matematica e fisica nei licei di Avellino, da qualche anno fa lo scrittore e la sua bibliografia conta le seguenti opere:

Delitto al corso, Mephite, Avellino, 2005.

La quinta notte, Mephite, Avellino, 2007.

Lultimo sguardo, Mephite, Avellino, 2008.

La verit dellombra, Mephite, Avellino, 2010.

Respiro del male, Mephite, Avellino, 2012.

[2] Blog Noir Italiano, sezione Quattro chiacchere con, 15 marzo 2003.

[3] A. Sacco, Delitto al corso, un caso avellinese, art. giornalistico del Corriere del mezzogiorno.

[4] Ibidem.

[5] Blog Noir Italiano, sezione Quattro chiacchere con, 15 marzo 2003.

[6] Ibidem.

[7] Ibidem.

[8] F. Festa, La verit dellombra, cit., p. 7.

[9] F. Durante, Irpinia sessantotto: pioggia, neve, delitti. E Melillo indaga, art. giornalistico del Corriere del Mezzogiorno. 3 gennaio 2011.

[10] F. Festa, La verit dellombra, cit., pp. 89-90.