La
prima equazione di questo tipo, nota dalla meccanica, è l’equazione del moto
armonico; infatti per questo moto la seconda legge della dinamica si scrive:
ma=-kx
in
quanto la forza che genera questo moto è la forza elastica. Scritta in forma
differenziale l’equazione si scrive
sempre
dalla meccanica sappiamo che la
soluzione di questa equazione è:
verifica:
Sostituendo
nell’equazione data si vede facilmente che l’eguaglianza è verificata.
Dalla soluzione trovata risulta che l’ampiezza
dell’oscillazione rimane invariata, e ciò equivale ad affermare che il moto
dovrebbe continuare all’infinito con caratteristiche invariate. In realtà
sappiamo che il moto si va smorzando più o meno rapidamente. Come correggere
allora l’equazione? Nel moto di caduta dei gravi è stato aggiunto un termine
contenente la velocità in quanto si è supposto che la forza frenante sia
proporzionale alla velocità, è ragionevole supporre allora anche in questo caso
che lo smorzamento dipenda dal mezzo (viscosità del mezzo), e sia proporzionale
alla velocità (derivata prima dello
spostamento) della massa oscillante.
Allora
l’equazione assume la forma completa:
Come
si risolve questa equazione? Che cosa succede se manca il termine in x (assenza
di forza elastica)? e quando il secondo membro è diverso da zero?
Equazioni differenziali
omogenee del II ordine a coefficienti costanti.
ay"+by'+cy=0
si cerca in primo luogo se
esistono soluzioni del tipo y=ekx
Poiché
y'=k ekx
y"=k2 ekx
sostituendo:
(ak2+bk+c)ekx=0
k deve dunque essere soluzione dell’equazione
(equazione caratteristica):
ak2+bk+c=0
si possono allora presentare
tre casi:
1) b2-4ac>0
in
questo caso esistono due valori reali e distinti per k, k1 e
k2, l’integrale generale è:
y=c1ek1x+c2ek2x
2) b2-4ac=0
in questo caso k1=k2=k e l’integrale generale si scrive:
y=(c1+c2x)ekx
3) b2-4ac<0
in questo caso le radici
sono immaginarie ; dette allora γ la parte reale e ω
il coefficiente dell’unità immaginaria, l’integrale generale è:
y=e γx(c1cos ωx+c2sen ωx)
è proprio questo il caso più
interessante, infatti la soluzione è una funzione periodica di ampiezza
variabile con legge esponenziale; la quantità tra parentesi si può anche
scrivere:
c1(cos ωx+ sen ωx)
posto
= tgθ =
la precedente diviene:
quindi l’integrale si può scrivere:
y= A(x)cos(ωx+θ)
funzione di ampiezza
variabile e periodo .
Alla luce di queste
considerazioni riprendiamo l’ esame dell’equazione, incompleta, del pendolo. Qui l’equazione caratteristica
è:
α2+ =0
da qui la soluzione
quindi la soluzione è un
moto oscillatorio di ampiezza costante e periodo T=2π.
Il termine φ dipende
dalla posizione iniziale.
Caso c=0
In
questo caso, posto y'=z, y"=z' l’equazione si riconduce al primo ordine a
variabili separabili:
a z'+bz=0
perciò, una volta trovato z
l’equazione si risolve con una seconda integrazione.
Equazioni differenziali del II ordine a coefficienti costanti, complete.
Se
il secondo membro è diverso da zero allora l’integrale generale è dato
dall’integrale dell’omogenea associata al quale si aggiunge un integrale
particolare dell’equazione data.
Trovare
un integrale particolare non sempre è impresa facile, tuttavia vi sono alcuni
casi in cui la ricerca è semplice.
1) il secondo membro è una costante, ad esempio:
equazione del moto di caduta
di un grave in un mezzo viscoso con forza elastica di richiamo.
Si pone x1=.
Soluzioni possibili:
·
le
radici dell’omogenea associata sono reali e distinte, tenendo presente che sono
entrambe negative in quanto i coefficienti dell’equazione caratteristica
presentano due permanenze, l’integrale generale è:
ma con k1 e k2 entrambi negativi il limite
dei primi due termini tendono a zero per t che tende ad infinito, pertanto la
massa m si avvicina alla posizione di equilibrio sia pure in un tempo molto lungo.
·
le
radici dell’omogenea associata sono coincidenti, allora l’integrale generale si
scrive:
la
soluzione non differisce dal caso precedente, al più la funzione presenta un
massimo.
·
le
radici dell’omogenea associata sono immaginarie, in questo caso abbiamo:
la
massa m si ferma nella posizione di equilibrio ma compiendo attorno ad essa
delle oscillazioni smorzate.
Un
caso particolare è poi l’equazione:
caduta di un grave in un
mezzo viscoso.
Posto = v l’equazione diviene:
soluzione
ponendo nell’istante
iniziale v=0 si ottiene
c1=-
quindi
e infine:
posto y=h per t=0 si ha c2=h-g e quindi
2)
il
II membro è un polinomio in x, es.:
Si pone
da cui
y'=2ax+b ;
y"=2a e sostituendo
2a-6ax-3b+2ax2+2bx+2c=3x2
2ax2-(6a-2b)x+2a-3b+2c=3x2
a=; b=; c=
integrale
generale:
3)
il
II membro è del tipo mcosωx+nsenωx , l’integrale
particolare sarà
y1=Acosωx+Bsenωx
con A e B costanti da
determinare
4)
Il
II membro è del tipo kehx;
un integrale particolare è ancora del tipo y1=Aehx, con A e B costanti da determinare in modo da
soddisfare l’equazione data se h non è radice dell’equazione caratteristica; se
invece h coincide con una delle due radici allora y1=Axehx; infine se h coincide con la radice doppia
dell’equazione caratteristica allora si pone y1=Ax2ehx.
5)
Il
II membro è del tipo Pn(x)ex, dove Pn(x) indica un polinomio di
grado n in x. Si perviene ad un integrale particolare ponendo y1=An(x)ex,
dove An(x) è ancora un
polinomio di grado n in x, con le eccezioni come nel caso precedente.
Equazione differenziale del circuito RLC
Riprendiamo in esame
l’equazione della scarica del condensatore:
si
può stabilire una interessante analogia tra questa equazione e quella del moto
armonico smorzato; il termine contenente la derivata prima corrisponde alla
resistenza del mezzo (in questo caso la resistenza elettrica del conduttore);
il termine con la funzione incognita rappresenta la forza elastica di richiamo
(qui assicurata dalla capacità), il termine con la derivata seconda, qui
mancante, rappresenta l’inerzia della massa m. Ora ci domandiamo se è esiste in
elettromagnetismo l’analogo dell’inerzia del moto. Ossia se un circuito
elettrico ha la tendenza ad ostacolare variazioni della corrente da cui è attraversato e se questa proprietà
dipende dalla derivata seconda. Sappiamo che un circuito elettrico attraversato
da corrente genera un campo magnetico le cui linee di forza sono concatenate
con il circuito stesso ed il cui modulo è proporzionale alla corrente medesima,
per cui si può scrivere che il flusso del vettore B concatenato è a sua volta
proporzionale alla corrente Ф(B)=Li.
Una
variazione di corrente genera allora una forza elettromotrice indotta che, per
la legge di Faraday-Neumann-Lenz è data da:
Circuito completo
Applico la legge di Ohm generalizzata:
VA – – L- Ri = VA
derivando termine a termine,
anche se il secondo membro è una costante, si perviene a:
A questo punto l’analogia è
evidente:
Quindi
risolvere una delle due equazioni equivale a risolvere l’altra. È da notare ad
ogni modo che l’integrale dell’omogenea associata in ogni caso è un termine
tendente a zero quando la variabile tende ad infinito, in quanto le radici
dell’equazione caratteristica sono negative entrambe, per cui rimane in
definitiva solo l’integrale particolare. In particolare si può osservare che
nel caso delle radici immaginarie, nel circuito elettrico si generano delle
oscillazioni di frequenza
che
nell’ulteriore condizione R=0, diventa
che è la frequenza propria
di oscillazione del circuito.
Caso della forza
elettromotrice sinusoidale.
L’equazione
del circuito non cambia se è presente una forza elettromotrice costante. La soluzione
indica la presenza di una corrente di carica del condensatore che tende a zero,
al più può compiere delle oscillazioni (elettriche). Il caso più interessante
si verifica quando la forza elettromotrice è di tipo sinusoidale f = fo cosωt.
In questo caso un integrale particolare è del
tipo
i(t)=iosen(ωt+φ)
quindi una corrente
sinusoidale di frequenza . Se dunque questa frequenza coincide con la frequenza propria di
oscillazione del circuito si ha la risonanza e le oscillazioni diventano
persistenti.
Esercizi:
y''-y =
ex
y''+3y'+2
y = 3
y''
+y'+2y = sen x
y''+2y'+2y
= 2x+1
y''+2y'+y=e-x
y''+4y'+3y=(x+2)
e-x