INTERVISTA CON ROBERTO BARBATO

 

Franco Festa scrittore affermato e con  recensioni bellissime ma nessuna ricorda il tuo primo aureo libello, “Vade retro” che rivela prima a te stesso e poi al tuo scettico fratello che anche “ o professore e scola”, il valentissimo docente di matematica nei licei scientifici, la penna la sa tenere e la sa usare facendola diventare ora un rasoio affilatissimo, per il pelo e il contropelo, ora un irriverente sberleffo, ora una lacrima trattenuta, ora una preghiera inespressa ora in una bestemmia da parroco romagnolo. Hanno un permesso speciale. Quella rubrica era il tuo e il mio  divertissement giornaliero e a scuola prima che cominciasse (ma non lo celo qualche volta anche durante) l’ora canonica di lezione si andava a rileggere il Groucho giornaliero in cui come un nuovo Aristarco Scannabue menavi giuste sferzate a destra e manca,colpendo di dritto e di rovescio il malcapitato di turno che spesso in una sorta di difesa poco

convincente andava ripetendo agli amici (falsi) con il naso tumefatto,il sopracciglio spaccato con visioni mistiche mentre l’arbitro conteggia:arrivando fino a nove, avendo ricevuto l’uppercut de KO,prima di schiacciarsi al tappeto continua a ripetere :”Non mi ha fatto male, non mi ha fatto male”. Il fratellino Gianni ” ‘o direttore e giornale”, rimane di stucco di fronte alla capacità mitopoietica e fertilità inventiva del fratello più piccolo e lo ribattezza con il nome di Pitagora della satira. In quell’aureo libricino,come avevo

largamente profetizzato , si trovano tutti i personaggi che incontreremo nelle sue opere maggiori.

Si decide con Franco di farci una passeggiata nei luoghi della nostra comune infanzia che sono anche gli spazi entro cui si muove il suo ormai mitico eroe il commissario Melillo. Questa che segue non è altro che la trascrizione di due ore d passeggiata con la stessa allegria di chi conta gli anelli del tronco di un albero tagliato per saperne l’età.

Inizia lo sbobinamento:

” Franco so che per convenzione dovremmo darci del lei, ma ci sembrebbe di tornare a  certi giochi infantili. Ti faccio però una promessa, anzi un giuramento, giuro sulla

testa dei miei venticinque lettori che non ti chiederò né ora né mai, come invece di solito avviene, come mai un professore di matematica sivè“permesso”. di diventare un affermato scrittore di romanzi neppure noir, ma con tutte le sfumature di grigio, né ti chiederò come mai questa location nella nostra Avellino di un tempo che fu. Di fronte a

noi c’è la facciata del palazzo della dogana uno dei pochi documenti di un passato glorioso della nostra città, depredato, come la coeva fontana ,del suo Bellorofonte . Anzi lancio un appello all’anonimo possessore affinché ,per un tardivo pentimento,lo restituisca alla città giustificandosi col dire che lo ha conservato finora nella sua casa di campagna per proteggerlo dai ladri .Cosa pensi che mi risponderebbe questo leone di pietra se gli chiedessi quanti anni sono trascorsi dall’ultimo sisma e cosa succederebbe anche per un

brividino leggero leggero di una terra amante del ballo?

La risposta di Franco non si fa attendere:

 

“Io credo che il leone di pietra mi girerebbe sdegnoso la faccia e si rifiuterebbe di parlare con me. Non sa, né è tenuto a sapere, quanto un gruppo di cittadini volenterosi, di cui modestamente faccio parte, è impegnato a lottare per lui e per la Dogana. Pochi, in una città in cui tanti hanno girato la faccia alla propria storia, alla propria cultura, alla propria

dignità civile. E¹ un dolore immenso vedere quel monumento in quello stato, ed è reso ancora più grande, il dolore, dalla consapevolezza che dietro le dichiarazioni di principio di intervenire al più presto si è finora nascosto il nulla. Se non fosse stato per un sovrintendente ai beni culturali coraggioso,Gennaro Miccio, tutto sarebbe ancora fermo. Così non è, qualcosa si è mosso, è stato emesso il decreto di pubblica utilità, ora bisogna procedere all'esproprio. Ma quando, quando?Il leone non lo sa, e soffre di una doppia privazione: quella di essere stato allontanato dal luogo in cui è sempre stato e insieme quello di sapere- perché il leone sa ¬ lo stato di sfacelo in cui la sua casa monumentale si trova. E speriamo solo che il terremoto ritorni solo quando la Dogana sia in grado di sopportarlo. Non desisteremo. Né lo farò io, che, anche scrivendo, provo a tener viva la memoria, a impedire che le verità vengano cancellate.

 

Ho capito di aver toccato un punto dolente e chiedo a Franco se si sta preparando,artisticamente parlando, a far morire, il suo personaggio,questo straordinario commissario Melillo che si muove all’interno di una narrazione metastorica e meta letteraria,in cui la fantasia va a braccettocon la storia vera di una città disegnata e vissuta  con avidità ed intensità in cui non c’è mai qualcosa che rimane fermo e stabile. La

minuziosa descrizione dei luoghi non è il documentario di una città di provincia del meridione di una località sconosciuta chiamata Irpinia ma la metafora di una mentalità rapace e becera che accomuna Nord e Sud, piccole e grandi città. Per quanto ci pensi da un po’ non riesco a trovare una traccia di identificazione paterna per questo commissario Melillo che non ha nulla di tipicamente romanzesco o avventuroso , non fuma la pipa ne’ beve calvado,forse non ha neppure la pistola o il porta darmi.Un commissario miope con grossi occhiali neri.Franco ti rendi conto che è più facile definire la tua scrittura per quello che non è piuttosto per quello che è? Dimmi se sbaglio.

Risposta Franco:

Consentimi innanzitutto di dirti che mi cogli incredibilmente a un bivio. Proprio in questi giorni sto portando a termine l'ultimo romanzo e sono fermo all'ultima pagina, alla decisione finale su Melillo. Non so ancora come finirà, se morirà o continuerà a vivere. Sono in genere i miei personaggi che mi suggeriscono la verità. Questa volta no. Il mio Melillo tace, non mi aiuta, lascia a me l'ingrata decisione. Vedremo, vedremo.

Sono comunque giorni difficili, il romanzo sul terremoto è il più lacerante che abbia scritto. La solitudine del mio personaggio rispetto al potere si è fatta definitiva. Ma non cede, il mio piccolo commissario,non cede sulla sua battaglia etica e civile. Pochi l'aiutano, come sempre,soprattutto la sua coscienza, soprattutto il suo amore addolorato e violentato per la sua città. Al suo fianco un ex poliziotto, uscito per rabbia dalla polizia, e una donna libera. autonoma, coraggiosa. Ma nei momenti di svolta Melillo è solo, come sempre, con il suo portentoso intuito, la sua idea di onestà fuori moda, con la concezione di

funzionario dello Stato incompresa dai più, con il furore per i guasti che vede commettere intorno a lui mai spento. Per ritornare alla tua domanda, credo che ci siano certamente elementi per definire quello che non è: non letteratura di evasione, non è svago da spiaggia, non è intimismo lacrimoso. E' forse un genere nuovo, il noir storico, è una sfida al lettore affinché si liberi da ogni sovrastruttura mentale e ami le creature che animano le mie pagine e dunque si opponga all 'ipotesi di città in cui si muovono.

 

Mi sembra di capire dai numerosi incontri che hai con gli studenti che piaci molto ai giovani almeno a quella sparuta rappresentanza che legge qualche libro di tanto in tanto. Particolarmente emozionante è stato il tuo ritorno tra i banchi del Liceo Scientifico dove di fronte ad un attentissimo uditorio oscurati i funambolici giochi verbali di un Giuseppe

Gesa e i meditati interventi di un Cignarella che a scrivere va molto più veloce hai dimostrato che non hai dimenticato la nobile professione dell’insegnante anzi riveli i tuoi segreti per scrivere bene.Per favore puoi riassumerli a vantaggio di chi non era presente come me?

Risposta

Ritornare nel mio Liceo, cui ho dedicato più di trent'anni di insegnamento, è stata una esperienza emozionante e singolare. Non ritornavo come prof di matematica innamorato della sua disciplina e docente battagliero impegnato sul terreno del rinnovamento della

didattica, ma, addirittura come scrittore! E con un romanzo che si svolge in quei luoghi, in quel cortile, in quei corridoi. L'altra bella sorpresa è stata quella di confrontarmi con alunni preparati e intelligenti, curiosi, attenti. Sai, il tema della memoria è il tema centrale del mio lavoro. Portare alla luce le verità e i misfatti che la città vuole nascondere e dimenticare, costringerla a confrontarsi, mediante l'espediente letterario, con se stessa, per uscirne consapevole se non migliore, questo è il fine vero di ciò che scrivo. E chi, più dei giovani, può esser il protagonista di questo cambiamento? Certo non mi faccio illusioni, non me le sono mai fatte, so quanto è difficile, so quanto su di loro incide un mercato violento, che cerca di ridurli a cittadini immemori, piccoli idioti con il loro cellulare e le loro

cuffiette, ma io so che molti resistono, si impegnano, cercano altre strade, anche per la loro città. E spero che trae i loro eroi moderni ci sia anche il mio piccolo Melillo.

 

 Ne “Il respiro del male che si ambienta ,con molta veridicità ,negli spazi del Liceo si era creato un crogiuolo ardente in cui gettare a caso materiale prezioso e materiale grezzo. La posta in palio di questa partita tra paese reale e paese ideale era il primato ideologico o della borghesia o del proletariato. Il liceo era il covo o la culla di ogni estremismo. In che cosa consisteva e a che conduceva la diversità dei nostri giovani?

 

Tu sai la risposta, hai vissuto con me quegli anni, di fervore e di malattia, di ribellione e di lacerazione di vite e di coscienze. Io non credo però alla teoria dei cattivi maestri: in un capitolo del libro c’ è un dialogo cruciale tra Melillo e un prof di storia- è il grandissimoprofessore Freda, straordinaria figura di intellettuale avellinese che la città ha dimenticato-,  in cui questi temi sono ardentemente affrontati. Certo, oggi tutto è diverso, e molti di allora hanno pesantemente pagato in proprio i loro errori, le loro follie ideologiche. Oggi c'è un atteggiamento amorfo e estraneo, anche la scuola vive uno spaesamento e una caduta di ruolo memorabile. Tocca ancora a chi educa svolgere una

funzione civile essenziale, riportare i ragazzi da consumatori a cittadini, o meglio da sudditi a cittadini, citando un bel libro appena uscito del magistrato Domenico Gallo.   E' una durissima impresa, ma sappiamo che i giovani sanno reagire agli stimoli positivi.

 

Ci pensi mai al fatto che se il movimento non avesse annegato le illusioni nel sangue e se avessero dispiegate le enormi risorse intellettuali , gli scenari attuali sarebbero stati diversi?

Ci penso tante volte. E ho sofferto tanto per come è andata, sul fatto che energie straordinarie sono affogate nel gorgo terribile del terrorismo, che tante vite sono state perdute e distrutte. E' evidente che se quelle energie si fossero rivolte a rafforzare, non ad attaccare al cuore, la democrazia, ora avremmo uno scenario molto diverso. Ma non è

andata così.

 

 All’epoca noi eravamo neolaureati e già insegnanti. Ci piacevano le novità e la modernità. Ogni giorno si affacciava qualcosa di nuovo. Oggi cosa succede’? Personalmente credo che in questo tormentato presente non ci sia più neppure il tentativo di un esame di coscienza

profondo e convincente,la vita passa davanti agli occhi dei nostri giovani monotona e ripetitiva.Tu come la pensi, come il commissario Melillo? Che cosa cambiò veramente e cosa rimase sostanzialmente identico a prima,cosa invece è decisamente peggiorato?

 

Risposta

 

Nel fondo il mio pensiero è quello del mio commissario, nonostante passi il tempo a tenerlo a distanza, a giurare che io  sono un'altra cosa. Cambiò tutto, in quegli a anni, e poi venne il terremoto a rendere tutto più incredibile, a sconvolgere coscienze, a favorire certo il passaggio alla modernità, ma con un arricchimento sfrenato di pochi e la creazione, in molti, di una mentalità passiva e assistita. Sono questi i tremi del romanzo che sto concludendo. La mia città è cambiata, certo, ma nei suo nodi servili e ipocriti è rimasta la stessa, nel suo dileggio della sua storia migliore è anzi peggiorata. La borghesia che domina la città è in buona parte opaca, vile, priva di una moralità forte, priva di spirito

pubblico, di autentica coscienza civile. Ristrette minoranze provano a impedire che questa mentalità di volgare individualismo trionfi, ma con amari risultati .So che è un giudizio feroce, ma la penso così.

 

Lo scrittore esprime solitamente una volontà di sovvertire o modificare migliorare la realtà ma per centrare l’obiettivo deve rinunciare ad ogni tecnica di affabulazione. Diversamente da quanto si verifica per i tuoi gialli che si leggono di corsa si è passati ad una produzione iperletteraria e ipersperimentale che ha perso i suoi lettori i quali ripiegano su letture più facili ed immediate. I critici tirano fuori gli schemini e storcono il muso ma gli editori procedono spediti e non fanno neppure una piega se il volume e’ vicino al dixan. E sperano nel miracolo editoriale. A me piace molto quanto fai per recuperare questo iato che permane tra autore e lettore, tu pensi che gli spazi non solo fisici resi immediatamente disponibili senza raccomandazioni, siano adeguati?

Risposta

E' una fase singolare. Tutti scrivono di tutto e dappertutto, grazie anche alle nuove tecnologie, a internet. Siamo tutti poeti, tutti narratori. Tutti a correre dietro l'opera perfetta, che fa incassare milioni, tutti alla lotteria che è diventata l'editoria. Scuole di scrittura che spuntano come parchi giochi, poeti che si autoproclamano divini e sono

pronti a vendersi come fossero detersivi, critici  che ripetono le solite scempiaggini meridionalistiche o inventano fantomatici premi letterari da cortile e che sono scambiati per grandi intellettuali: figure para-culturali spesso pietose, assurde. Io so che scrivere è fatica, impegno, metodo, costanza, serietà. Soprattutto è rispetto per i lettori. Da loro ho imparato tanto, nello straordinario gioco di rimando tra chi scrive e chi legge, che ti restituisce arricchito il lavoro fatto. Tutto ciò è altra cosa rispetto all' andazzo dominante. Sia chiaro: non dico di esser migliore di loro, dico di essere estraneo a questo circo. Io

sono un artigiano di verità, loro spacciatori di parole. E penso che per la verità ci sia sempre spazio.

 

 Quasi senza rendercene conto siamo arrivati alla svolta di sant’ Antuono Abate ,il ventre molle di Avellino che in pochi  secondi si trasformò da centro vitale in luogo di morte. Non sono morte solo delle .. persone ma anche quelle idee quei libri che portavano la rivoluzione nel calamaio senzatener conto della tradizionale apatia dei nostri intellettuali che si rendevano sempre più teorici e astratti. Anche la critica ha fatto i suoi

danni con i suoi sofismi incomprensibili. A farne la spesa e a finire nella pattumiera del paraletterario erano proprio quei libri che piacevano al pubblico :romanzi rosa gialli o neri

che siano . E allora?

 

Sono stanco di stupide  considerazioni che sono state spazzate via dalla critica letteraria della seconda metà del 900 - che ha sottolineato come il noir sia un’arma potente per raccontare la crisi del mondo contemporaneo.  Permettimi di citarti un grande critico letterario, PETRONIO, per il quale  LA LETTERATURA E’ UN’ATTIVITA’DELL’UOMO E COME TALE E’ SOGGETTA A CAMBIAMENTI DOVUTI ALL’ETA’ IN CUI SI SVILUPPA, ALLA SOCIETA’ DA CUI E’ SCRITTA, LETTA  E CRITICATA. Per questo già nel ’78 PETRONIO PROPONEVA UN RIESAME DELLA CRITICA LETTERARIA, per eliminare lo SNOBISMO critico che in quegli anni aveva portato a non poche conseguenze. La soluzione chiarificatrice di ogni ambiguità PETRONIO la fornisce nel suo libro del 1985 “IL PUNTO SU: IL ROMANZO POLIZIESCO” e si basa su due idee: la prima è il  CONCETTO DI GENERE. La seconda riguarda IL

GIUDIZIO DI VALORE CHE RIGUARDA LE SINGOLE OPERE SOLTANTO, INDIPENDENTEMENTE DAL GENERE A CUI APPARTENGONO. Insomma un romanzo, al di

là del genere, può essere bello, di valore, di qualità o mediocre, pessimo. Questo è il quadro, ma molti si attardano ancora sul passato. E’un problema loro.

 

Dopo il secondo o terzo romanzo ero tra coloro che ti suggerivano di far morire  Melillo. Ora vorrei essere il primo a sottoscrivere un appello per salvare il tuo commissario sarà  lui stesso a suggerirti una sistemazione. Comunque grazie per questa peripatetica intervista che mi regala una briciola di eternità.

Grazie a te, per questa splendida intervista. Per sapere  che fine fa Melillo, leggi il prossimo romanzo.

 

 

 

 

 

 

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