Un senso di dolore diffuso serpeggia tra le pagine di questo bellissimo e intrigante libro, dolore disseminato tra la solitudine dei personaggi e dello stesso Melillo, che agisce spesso non supportato dagli altri che lo circondano, dolore muto incarnato nel crollo delle certezze, dei valori forti che si irradiano in una sorta di “decomposizione” psicologica dell’anima di coloro che attraversano la storia, lasciando tracce di sangue che esulano dal mero assassinio. E’ una freddezza dei sentimenti, in una continua ricerca di affetto, un grido disperato e silenzioso di aiuto che non viene accolto, anzi frainteso e ricoperto dalla lordura di un riconoscimento economico. Pregnante è il senso profondo di rassegnazione di Claudia, di Rino, ma soprattutto degli altri personaggi che non svelano mai la propria natura e si trincerano dietro velati segni di decoro, mentre chi vive ai margiini, come Graziella – personaggio significativo e molto riuscito - è latore di una verità silenziosa, ma determinante. La narrazione procede attraverso i frammenti di vita dei personaggi, la loro difficoltà di rapporti personali e soprattutto “il silenzio dilatato da una stanza all’altra” che rende soprattutto la famiglia, cellula grondante certezza, un microcosmo chiuso ad ogni manifestazione affettiva e ricettacolo di ogni incomprensione. L’incapacità di bloccare le emozioni attraverso un ruolo prefissato, anzi la sua sensazione di sperdersi di fronte alla barbarie gratuita rendono il personaggio di Melillo sempre più vivo, anche di fronte a scelte di responsabilità che lo vorrebbero costringere a rientrare in un ingranaggio da cui egli riesce tuttavia a districarsi, procedendo in modo integro verso la verità, anche se scomoda, dando sempre valore ad ogni persona. E i ricordi di una città sparita, dietro costruzioni fatiscenti e ricchi palazzi rappresentano il tentativo di ricostruire le radici di un passato, in cui il dialogo, l’interesse non morboso o critico verso l’altro, offriva l’immagine di un mondo in cui le parole non erano ricoperte e rese sterili da silenzi.
Ilde Rampino