L’avvocato Fiore, di AN, era un vulcano patriottico. Da quando la città era
stata invasa dalla retorica militaristica non stava più in sé nei panni. La
mattina era in piazza, per commuoversi sull’alzabandiera; il pomeriggio era al
Corso, per accogliere i soldati in libera uscita con volantini tricolore; la
sera ai Platani, davanti alla caserma, sull’attenti ad ascoltare la tromba
della ritirata. Appena incrociava un giovane di leva gli intonava tra le lagrime
i canti del Piave e Faccetta Nera, a mani stese. I più distratti gli ficcavano
mille lire tra le dita, i più monelli, di certo comunisti e sovversivi, lo
prendevano a fischi e pernacchie. Ora proponeva che il Sindaco regalasse ad ogni
bambino nato una bella bandiera patriottica. Il progetto aveva suscitato i
commenti entusiastici delle mercerie, dei daltonici e dei venditori di
pannolini. E il tamburo? E la trombetta? E il putipù?, aveva chiesto partecipe
e commosso il consiglio comunale.