La
ricerca era avviata. Due su dieci, otto su quaranta nel consiglio comunale del
capoluogo, lo facevano strano. Ma chi erano questi tori di Sorrento, in quel
mortorio? Le poche consigliere sembravano tutte timorate di Dio: se lo facevano,
era certo alle ore consentite e nelle pose consentite. Solo la Rebulla celava
forse una nicchia di passione soffocata. E allora chi consumava sulla lavatrice
o appeso al lampadario? Qualche sospetto si addensava sul capogruppo del PPI, De
Stefano, perché non poteva essere proprio così, come appariva, col suo sorriso
di cartone e le sue parole di gesso. Certamente quell’uomo nascondeva un
vulcano inespresso, un Kamasutra bellizzese. A destra, invece, il possibile
candidato era uno solo, Iannaccone. Il dottor Jekyll della noia seriosa e della
tristezza doveva nascondere un furioso Mister Hyde, capace di farlo sui tetti
con la liana o sui binari con il treno in arrivo. La ricerca continuava per gli
altri sei.