Si
succedevano gli avvistamenti. Dopo che Di Cecilia aveva confessato di essersi
inventati i suoi dischi volanti, era un fiume in piena di conferme e di
smentite. Anzalone giurava di aver visto De Luca e Mario Sena in tuta di
marziani, mentre lanciavano da sopra una palla di fuoco le loro dimissioni.
Pennetta, invece, ticchettava. Ora ammetteva che era una bufala, ora
riconfermava tutto: le antenne in pelle di ratto del presidente dell’Alto
Calore, il vestitino di squame del presidente dell’ASI, la lettera scritta con
la lingua e con il muco delle orecchie. I diessini non cedevano: se i due
marziani non avessero lasciato nelle loro mani gli escrementi, (così firmavano
su Marte), non avrebbero ceduto. Intanto molti si esercitavano con il pensiero a
distanza. Speravano che con uno sforzo di concentrazione potessero sbattere
tutti quegli Ufo finalmente lontano, sperduti nel fondo delle galassie, senza
nessuna possibilità di ritorno.