Le lettere d’amore, no. Così Sisina Dorso aveva deciso, e così era stato. E
quelle lettere erano rimaste segrete, intatte nei viaggi da una casa all’altra
ad Avellino, e poi a Bologna, con la figlia Elisa. Il rigore ideale e civile di
Guido, suo marito, il grande meridionalista, erano stati tante volte usati a
sproposito da una parte e da un’altra, piegati alle occorrenze; più spesso
incompresi, più spesso rifiutati e dimenticati, nonostante l’impegno di
intellettuali attenti, come Saverio Festa. Di Dorso sembrava sempre che fosse
stato detto tutto, quando tutto era ancora da dire. Sino a che non si fosse
attuato, nel Mezzogiorno, un rinnovamento radicale, a Dorso sarebbe stato
indispensabile tornare. E Sisina aveva voluto preservare le sue lettere d’
amore da tutto questo. Solo lei aveva posseduto il filo, conosciuto il percorso
dei lampi del cuore e della passione del suo Guido.