Le preposizioni si ribellavano. I diessini non conoscevano neppure la
grammatica. Avevano chiuso l’Unità, avevano distrutto un giornale che era
cuore e storia di migliaia di persone e ora annunziavano la stagione delle
"feste dell’Unità"! Dovevano chiamarle, invece, le feste all’Unità
o contro l’Unità. Si erano impegnati, a fare questa "festa", in
tutti i modi: anche in Irpinia, avevano disperso nel nulla le ragioni e le
emozioni della sinistra. E ora, al posto di andarsene in ferie, di darsi all’ippica,
o almeno di mettersi una fascia nera sul braccio per lutto, si ripresentavano in
giro. Sugli stands avrebbero posto un grande striscione: "non ci
vergogniamo di nulla", sui loro blocchetti di sottoscrizione avrebbero
indicato come casuale"spese per funerale". Poi avrebbero avviato i
loro dibattiti sui peli della barba di Giusto e sulla calvizie di De Mita per le
sedie vuote e i cani di passaggio .