I fiori della magnolia duravano lo spazio di un mattino. Si
aprivano all’improvviso, con il loro folgorante profumo e, dopo un attimo
inebriante, si accartocciavano senza vita. Così era stata la stagione dell’
Ulivo, nel ’95: breve e intensa di passioni e di speranze, ma rapidamente
finita, travolta dal ritorno di un grigio lungo autunno. Ma cos’era questo
fantasma che appariva all’orizzonte, sorretto da lugubri fiorai? Cos’era
questo innesto senza profumo e senza colori? Portantini e sicari si erano
affannati per giorni, per trovare un nuovo nome. Avevano consultato psicologi e
pubblicitari, per partorire un fiore di plastica. Ora Amato, Mastella, Veltroni
e compagnia cercavano profumi orientali, disinfettanti, concimi truccati, per
tenerlo in vita. E ognuno di loro si dichiarava un grande giardiniere, ma non
distingueva un geranio da una scarola.