De
Mita sceglieva la cravatta. Il grande incontro con D’ Ambrosio, il pascià dei
diessini, era vicino e Ciriaco non voleva arrivarci impreparato. Il primo
pensiero era stato quello di provare con una cravatta azzurra, alla Gargani, per
fare arrabbiare l’avversario. Poi ci aveva ripensato e si era fatto cucire una
cravatta nuova, con falci e stelline. Ma il suo io aveva disapprovato senza
appello, per il chiaro tentativo di corrompere il rivale. Allora aveva indossato
una cravatta a fantasia, ma anche quella era stata subito riposta via, per non
offendere gli ulivisti, che la fantasia l’avevano perduta. Quindi, vanamente,
era stata la volta di una a tinta unita, grigia, come il tempo della politica in
Irpinia. Infine aveva provato con un papillon, pensando ai giochetti di tira e
molla che aveva fatto in questi mesi il Ppi. Alla fine aveva deciso. Così si
era tolta anche la camicia e a petto nudo si preparava ad affrontare il nemico
comunista.