C’erano somari, in giro, diceva D’Ambrosio, l’ateo miscredente. A chi
sarebbero spuntate le orecchie d’asino per aver portato sulla groppa i
popolari? Angelo Giusto ed Aurisicchio, nasi fini, odoravano dappertutto quelli
che passavano, per scoprire i traditori. Alberta De Simone, Lucignola monella,
per non farsi riconoscere, si era ricoperta di una colonia al latte di mula.
Giordano, il giovin signore, era inflessibile e denudava il capo a tutti quelli
che portavano un cappello, alla ricerca di tracce ciuchine a lui ben note.
Spesso, sentendo un raglio, facevano confusione tra di loro. Tutti erano certi
che De Mita fosse ancora il direttore della compagnia che insegnava ai ciuchi
diessini a ballare e a saltare i cerchi. Nessuno si chiedeva se non fosse per
caso proprio D’Ambrosio l’Omino che guidava i compagni nel Paese dei
balocchi, facendoli diventare tamburi per la banda musicale della politica
irpina.