"A
cosa servirà?", si chiedeva dubbioso Galasso guardandosi la bocca. L’assessore
ai lavori pubblici della città, per mesi, aveva consumato aria, fornendo date a
ripetizione sul termine dei lavori al viale dei platani. Tutto era invece lì,
sotto gli occhi di tutti, ancora bloccato: la strada più importante chiusa, i
commercianti alla disperazione, il traffico in tilt. La data di conclusione
rimbalzava in avanti, come una palla di biliardo, e Galasso continuava a
interrogarsi su quella cosa che aveva sotto il naso e sopra il mento. Avrebbe
potuto cucirla o usarla per pronunziare poche parole: "perdonatemi, me ne
vado!". Invece continuava a muovere il labbro inferiore e superiore, ad
agitare la lingua, a sprecare saliva, senza costrutto. "Il trentotto, il
sessantatrè, il quarantaquattro settembre è tutto finito!", giurava a
giorni alterni, mentre invano studiava le sue labbra con una lente d’ingrandimento.