Il
rogo era pronto. Sotto il catafalco, la fila si ingrossava. Tutti volevano
deporre il loro rametto, partecipare con la loro spruzzatina di benzina. Qualche
vescovo "democratico" reggeva una tanca, qualche prete abituato a dire
sempre sì arrancava con il suo ceppo, qualche cardinale armeggiava tra
fiammiferi e usurai. Don Vitaliano, in alto, nudo e legato al palo, si lagnava.
"Voglio la TV!", gridava, " senza Maurizio Costanzo non m’infiammo!".
La folla era divisa: alcuni gridavano di fare presto, altri di scuoiarlo prima
per bene. Giovani disoccupati dell’Alta Irpinia passavano vendendo accendini e
benzina verde: erano le nuove professioni. In un angolo della piazza, piangenti,
i ragazzi dei centri sociali regalavano figurine del loro prete, abbracciato al
Che. Poi le autorità avanzarono, reggendo a turno la torcia. Nunnari accostò
la fiamma: fu un lampo, e di quel prete maledetto rimasero solo pochi peli della
barba.