I ragazzi morivano soli. Con un buco, con un colpo, con un lancio nel vuoto. E
non c’era nessuno, neppure un angelo distratto, a fermarne la mano, a
raccoglierli in volo. Solo un flash, un rumore, un tonfo. Poi c’era un prima,
di parole sbagliate e di scelte sbagliate, di rapidi sogni che non portavano da
nessuna parte. E c’era un dopo, di lenzuoli bianchi per ricoprire tutto, di
ipocrisie, di fughe. Dopo il buco, dopo il colpo, accorrevano pompieri per far
sparire le tracce, e fioccavano smentite indignate. "La notte che presero
il vino e ci lavarono la strada" per cancellare ogni segno, avrebbe cantato
De Gregori. Tutto, purchè l’apparenza fosse salva, tutto, purchè la
cappa perbene fosse ridistesa senza pieghe, purchè lo spettacolo continuasse.
Così i ragazzi morivano due volte, senza che nessuno avesse il coraggio di
condividere, con un atto d’amore, i pesi che li avevano portati a fondo..