Pucci Bruno era magico. L’assessore alla (im)mobilità del comune capoluogo
aveva fatto un piano gagliardo. Come in tutte le città d’Europa, anche ad
Avellino non si era circolato, ma con misure prodigiose. Per tre minuti il
traffico era rimasto fermo, in una zona che andava da una traversa a un’altra
distante 20 metri, nel cuore della città. L’assessore ci aveva pensato sei
notti, prima di giungere a una decisione così coraggiosa. " E se mi
allungo sino a cinque minuti- aveva immaginato- e se chiudo trenta metri?"
Il dubbio lo aveva consumato. Poi, erano prevalse le valutazioni sanitarie. I
tecnici del ramo avevano garantito che, per crisi di astinenza da smog, ci
potevano essere morti e feriti. E i bambini, se avessero respirato per troppo
tempo aria pura, potevano diventare pericolosi e asociali. Così si era optato
per quella lungimirante disposizione. E dopo 180 secondi, per la gioia dei
becchini, tutto era tornato come prima.