Qualcuno barava. Si giocava alla guerra, tra
meridionali e immigrati. Per ora erano solo rumori di tuono, schermaglie,
avvisi. Ma già le pedine erano schierate sulla scacchiera. Lo schema era
chiaro: bisognava far credere che gli immigrati erano il vero nemico dei giovani
al sud, che erano loro che rubavano il lavoro. I piccoli industrialotti del
nord-est, che sognavano il ritorno alla società degli schiavi, rombavano e
spargevano il loro verbo. E i giovani meridionali, che provavano a emigrare,
spesso ritornavano indietro, sconfitti da una quadratura impossibile tra pochi
soldi e alti costi. Tra poco sarebbero partiti corsi di formazione professionale
per imparare a vivere trenta in una stanza. Tra poco sarebbero state rimesse in
vendita le valige di cartone. E il Sud scontava come un crimine la propria
intelligenza e la propria civiltà, agli occhi di piccoli roditori che al Nord
rivolevano il medioevo.