Di
Nunno tornava e Picone andava via. Il vicesindaco, con garbo antico, aveva
tenuto tutto in ordine. Altri, al suo posto, avrebbero indossato divise di
comandanti, sarebbero andati in giro con la fascia e il cavallo con il
pennacchio. C’erano tanti vice, in giro, che si sentivano così importanti che
quando si vedevano nello specchio si davano del lei. C’erano vice che il
titolo se l’erano stampato sulla carta igienica, per riconoscersi al contatto.
Generoso Picone, no. Aveva attraversato le stanze del Comune, in assenza del
sindaco, quasi in silenzio. Non perché avesse paura di assumersi decisioni,
tutt’altro. Era questione di stile, segno di una concezione fuori moda della
politica come servizio. Di stoffa di quel tipo, in giro, ce n’era poca.
Abbondavano i tromboni e le trombette. Ma l’assenza di clamore con cui Picone
usciva dalla scena, era, per molti cialtroni a caccia, più rumorosa di mille
proteste.