Nevicava.
Era una neve farinosa e densa, che ricopriva ogni cosa. "Vieni,
partiamo!", aveva detto Enzo Venezia, il re magio, a Tonino Di Nunno, l’altro
re magio. Così, caricati i cammelli di propositi e di proclami, i due si erano
avviati verso la grotta. Questa volta l’ Ulivo non voleva nascere e i due
erano pronti a fare da levatrici. " Manca Gaspare!", aveva detto Di
Nunno- Baldassarre, mentre si reggeva alle gobbe per non cadere. " C’è,
ma non si vede!", aveva risposto Venezia- Melchiorre. Tutti e due
soffrivano il mal di mare e ogni tanto guardavano avanti, per scorgere, nella
tempesta che spazzava la casa dell’Ulivo, se ci fosse una luce. Ma nulla,
nulla, solo quei maledetti cammelli che ogni tanto si fermavano per i loro
bisogni, e lo scuro più scuro. Venezia però non disperava. "Siamo qui per
portare la buona novella!", avrebbero affermato alla porta di Erode- De
Mita. Sarebbero stati bengala o fucilate? Il dubbio era fitto, come la neve.