I popolari si agitavano. Passavano la vita da una balera a una discoteca, per
imparare tutte le mosse. Avevano inventato un nuovo ballo: il finto movimento.
Si travestivano da danzatori spagnoli, con gli enti di servizio tra i denti da
offrire come una rosa e facevano credere di ballare. Un passo avanti, un passo
di lato, uno in senso opposto, e alla fine si ritrovavano nella stessa
posizione, quella di chi controllava la pista, l’orchestra, il direttore e la
bacchetta. Invano i diessini chiedevano di suonare almeno la fisarmonica, di
dare almeno una botta alla grancassa, di salire per una volta sul podio. I
popolari giuravano di essere pronti a farsi da parte, ma mancava sempre una
corda alla chitarra o un tasto al clarinetto. Intanto, sotto la direzione del
maestro Ciriaco, pluripremiato musicante, riprendevano a suonare la tarantella
di sempre, mentre gli alleati invano li inseguivano per tutta la pista.