I manifesti parlavano. La notte del sabato era terminata con la solita
guerra tra muli per incollarsi la pubblicità di Tizio e di Caio fin sulle
spalle e sulle orecchie. Ora, per la paura, nelle foto degli spazi
elettorali Giusto perdeva i peli dei baffi, Vanni Chieffo si girava di
spalle e D’ Ercole diventava calvo. Dalle urne si attendevano risultati
strabilianti, incredibili voti incrociati, pirotecniche promozioni e
bocciature. Poi sarebbe stato il tempo della festa e della ghigliottina,
delle teste tagliate e delle mani mozze. Da Teano a Eboli, dopo i proclami
e gli appelli al popolo, il traffico sarebbe tornato a scorrere nelle
normali direzioni. Il mondo sarebbe stato ancora retto non dai mirabolanti
proclami elettorali di candidati e presidenti, ma dall’ impegno, dal
coraggio e dalla fantasia degli uomini liberi, non servi, non con la testa
e il cuore in affitto, ma pronti a rimettersi ogni volta in gioco, senza
riverenze e senza paure. 
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