Gengaro
distribuiva le salviette. Per fare i trenta metri dal Palazzo comunale al
Mercatone, l’assessore al commercio aveva impiegato tre anni.
Nel frattempo, con la Commissione, si era sbizzarrito in esercizi di
follia, con progetti che rassomigliavano ai copioni per un film comico.
Ora si scopriva che, nell’inferno scuro che il Mercatone era diventato,
si muoveva un’umanità di poveri cristi. E finalmente la strada
era trovata: quella struttura succhia-miliardi poteva diventare una
casa di accoglienza. Gengaro avrebbe nobilitato la propria vita scopando
a terra e togliendo la polvere, nelle stamberghe sottoterra dove
si rifugiavano ucraini e albanesi. Alla ramazza, si potevano alternare
gli assessori ai lavori pubblici e al bilancio. Non era esattamente
la casa di piacere, proposta da Pasquale Anzalone, che aveva fatto
perdere a parecchi un’occasione di lavoro. Ma non bisognava disperare,
né porre limiti alla Provvidenza.