I
diessini lanciavano l’osso. Occorreva che le compagne del partito arrivassero
a tirarsi i capelli, a strapparsi i vestiti, per conquistarlo. Per un seggio
occorreva aprire la guerra, tra le poche donne che avevano resistito, in un
universo della politica nel quale tutta la grammatica e la sintassi erano al
maschile. Tutto sembrava pronto, perché Rosetta D’Amelio e Alberta De Simone
si graffiassero a sangue, spezzassero antichi vincoli di solidarietà, si
sbranassero. Intorno all’arena si sarebbero schierate le truppe dei guardoni e
degli scommettitori. Chi avrebbe fissato le quote, chi avrebbe raccolto le
scommesse, chi avrebbe incassato le vincite? Avrebbero ceduto, le contendenti?
Avrebbero accettato la falsa sfida? Oppure avrebbero svelato il gioco e
restituito l’osso ai veri affamati? Era pesante, l’aria. E tornavano tempi
antichi e ignobili, a sinistra. O semplicemente non erano mai finiti.