La
bambina dell’est vendeva le rose. Ne reggeva un fascio, una ad una nel
cellofan. Le stringeva al vestito leggero e guardava ognuno con i suoi occhi
grandi, fermi e supplichevoli. Non aveva dieci anni e vendeva le rose. Il
ristorante era un frastuono di voci e di risate. A un tavolo i popolari
architettavano strategie, tra uno spaghetto alle vongole e una birra scura. Lì
vicino, a un altro tavolo, i diessini disegnavano risposte ed offensive, tra
zucchini alla "scapece" e vino rosso. La bambina passava e chiedeva:
" vuoi rosa?". Qualcuno, distrattamente, le passava una moneta,
qualcuno era mosso per tre istanti da una pietà dovuta al vino, i più neppure
rispondevano. Bisognava battere e levare, organizzare, guerreggiare, soprattutto
bisognava terminare il contorno e passare alla frutta. La bambina girava ancora
un poco tra i tavoli con le sue scarpe slacciate, poi scivolava silenziosa nella
notte, con il suo gruzzolo di mille lire.