Occorreva
una scopa. Occorreva una bella scopa di saggina. Poteva andare bene anche una
ramazza. In assenza, si poteva usare anche quella di setola o di fibra o quella
riccia e tonda, a frange strette, per i soffitti. Si poteva cominciare con
quella di cotone, per i lavaggi più impegnativi e terminare, per i residui più
piccoli, con lo scopetto o lo scopino. L’importante era che, al passaggio, non
rimanesse nulla. Così, con questi arnesi e un robusto secchio, ci si poteva
avviare verso il tavolo del centrosinistra. E, in silenzio, mentre sciocchezze
volavano per l’aria, mentre imperavano piccinerie, mentre trionfavano
mediocrità e calcoli di bottega, avviare le pulizie. Certo occorreva una
paletta robusta e uno sforzo sul manico per sollevarli tutti, in modo che nulla
tracimasse. Poi, chiuso bene il contenitore, all’ora stabilita appoggiare con
delicatezza tutto nel bidone per la strada, abbassare il coperchio a molla e
addio.