I
popolari ragionavano con i piedi. Era la nuova moda, la riflessologia: c’era
un punto del corpo per ogni cosa. I sindaci dell’Alto Calore, per applaudire
De Luca, si massaggiavano sotto le estremità. Vanni Chieffo, il beato, si
toccava il ditone destro per dare spazio alla sua gioia. Di Nunno e Santoro
manifestavano la loro protesta palpandosi i talloni. Pennetta, invece, si
prendeva il tendine tra due dita, per capire chi fosse. Era un partito ricco di
emozioni, in cui tutti comunicavano pensieri e proposte grattandosi il gluteo
destro, il sinistro i mancini. Tra i diessini, invece, erano le mani il centro
dei riflessi. Per questo camminavano a testa in giù. Aurisicchio, ad esempio,
si controllava il fegato gonfio dai dispiaceri nel palmo della destra. Giusto
sorvegliava la voglia di picchiare Bassolino stringendo con una molletta il
pollice e l’indice della mano sinistra. Era un Ulivo pieno di emozioni, uno
spettacolo da circo.