Harald
Grill aveva scelto la lentezza. Il poeta tedesco, in cammino da mesi, percorreva
a piedi l’Europa e arrivava in Irpinia. Con la sua scelta semplice mostrava
che era possibile che il tatto, l’odorato, l’udito, la vista si liberassero
dalla pesantezza estenuante del vivere di fretta, riconquistassero funzioni
smarrite. Con un gesto testimoniava che aveva ancora senso osservare il mondo
con il ritmo del cuore. Bastava il rumore dei suoi passi e lo scambio di parole
con uno sconosciuto lungo la via per sconfiggere gli imbecilli che si nutrivano
di divisioni, i leghisti del nord e del sud che vivevano coltivando paure e
insicurezze. Così il lancio di una pietra in uno stagno, il salto di un
muretto, la lettura di una poesia in un prato, diventavano ancora una possibile
prospettiva per poter conoscere a fondo e dal basso la realtà geografica,
culturale e sociale dell’Europa, per scoprirne il suo comune destino.