Adriana Bruno:
Caro Franco,è da un pò di giorni che ho finito di leggere il tuo libro e ci è voluto un pò di tempo per scrivere le mie impressioni.
E' una storia che "trasuda" fatica, la fatica di vedere lo sfascio che le scelte politiche ed economiche hanno prodotto in quegli anni nel tessuto sociale della città, prima esile ma con una sua sofferta compostezza, la fatica di addentrarsi in quel groviglio di interessi, di pulsioni di saccheggio e di stupro che colpiscono una città sventrata e una gioventù dolente e sola. Il commissario è stremato, crolla, si rialza a fatica, la bellezza leggera dell'amica appena lo rianima, non c'è speranza di gioia per lui che deve andare fino in fondo e svelare l' assurdità della vita infelice di uomini arricchiti, di padri e anche madri che devastano il futuro dei figli, il male non è più qualcosa da combattere fuori di noi , è diventato il nostro stesso respiro, la città macina nei riti del quotidiano la sua perdizione, il suo voltare altrove lo sguardo dall' impossibilità di futuro dei giovani. Il commissario, fatta giustizia "legale" può solo acquietarsi.
Eppure, una bellezza balugina e mi parla da questo dolore, è la bellezza dell'incontro tra i due ragazzi, nonostante tutto, la promessa di vivere insieme, il ritrovarsi tra chi possiede ancora un pò di luce dentro, la lezione grave che il futuro dei figli appartiene non alla nostra miserabile e vana ambizione di prestigio e ricchezza, ma alla "faticosa" ricerca che essi compiono per trovare un senso.
Ti abbraccio amico caro

 

 

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