ANNALISA
SODDU E I MATTI DA SLEGARE
Il primo impatto
della giovane psichiatra Annalisa Soddu con la malattia fu devastante. Al
pronto soccorso della struttura ospedaliera ove faceva pratica arriv un
ragazzo, in crisi psicotica, agitato, sporco, trasandato. E la ragazza di buona
famiglia, nata a Nuoro, nella Barbagia, che fino ad allora, protetta dal mondo,
aveva dedicato la sua vita solo allo studio , trem. Ebbe paura di quelluomo,
temette di essere aggredita, prov anche ribrezzo. Ma la scosse nel profond il comportamento
del giovane che aveva accompagnato il folle, il quale, incurante di tutto, lo
abbracciava, lo accarezzava, lo teneva stretto per calmarlo, lo chiamava dolcemente
Stella. E Annalisa cap che oltre i libri vi erano gli uomini, con i loro
drammi terribili: persone, non casi clinici, e che la condivisione, l affetto,
dovevano essere una componente essenziale del suo agire. Anni dopo raccont
questa avventura in una poesia dal titolo inequivocabile: Sigmund, come sei
lontano. Intanto aveva lasciato la
sua terra dorigine, ed era venuta ad Avellino, dopo aver conosciuto e sposato
lattuale marito, che si trovava ad insegnare come precario in Sardegna. Trov
subito lavoro in una importante casa di cura, ove ancora svolge la sua attivit
con la stessa convinzione: lelemento della relazione fondamentale, luomo
totalit di corpo e di anima, e ci vale per il malato e per il sano. A
parlarle, oggi, ispira una serenit rara, nonostante, ogni giorno, si misuri
con dolori profondi, con ansie che non trovano requie, con menti prigioniere
della pi feroce delle guerre, quella con se stessi, come scrive in unaltra
poesia. Attraverso le sue parole la sofferenza della citt si fa subito spazio,
specie rispetto ai due grandi mali che oggi sconvolgono in particolare la vita delle
giovani generazioni: lalcolismo e la tossicodipendenza. Questioni di cui poco
si parla, se non nei fatti di cronaca nera, e che invece segnano profondamente tanti
adolescenti, che si illudono di affogare cos le loro paure, le loro
insicurezze e che invece entrano in un circolo devastante, dal quale poi
difficile uscire. E sono
specialmente i giovani delle periferie, i pi poveri, quelli pi colpiti, perch
i giovani borghesi o celano il problema nel privato o hanno strutture pi
protette a cui ricorrere. Una citt dolorante, dunque. Eppure non solo questo che crea
preoccupazioni alla dottoressa. Sa anzi di poter contare su una equipe di
colleghi di valore, fa ogni sforzo per avere un approccio corretto, non solo
farmacologico, con i malati che a
lei fanno riferimento, costruisce con loro un rapporto che spesso si regge su
un reciproco affetto. Luniverso folle che la preoccupa di pi e le crea
malessere invece quello di fuori, specie quello che ruota intorno a due
questioni: l insensato riordino che
attraversa la sanit in Irpinia - teso solo a tagliare fondi, non a garantire i
pazienti - e la relazione con la giustizia. Specie quest ultima si condensa,
nel caso siano coinvolti pazienti psichiatrici , in un intrico burocratico che
pu anche sfociare in una denunzia per chi li ha avuti in cura. In questa
ottica allora ogni scelta fatta per il malato pu sembrare opinabile, sbagliata, e crea
in chi opera uno stato continuo di stress. Soddu comprende bene il lavoro dei
magistrati, sa che devono giustamente applicare la legge, ma insiste con
passione sul fatto che la
psichiatria non solo un mondo medico, ma contiene in s componenti sociali,
umane, spirituali, di cui va sempre tenuto conto. Alla fine Annalisa trova ogni
giorno un equilibrio personale solo tenendo separati lavoro e interessi
privati, dedicando ad altro il suo tempo libero: alla poesia, alla scrittura, a
diversi blog in Internet che cura con impegno e passione. Ma il distacco solo
apparente, perch pi volte, nei suoi scritti, il tema del malessere mentale,
della vita sconvolta dei suoi pazienti, torna con vigore e delicatezza: come in
un piccolo, mirabile, libro Il fuoco di Lorenzo o in un recente libretto di
poesie Derive damore sul disagio psichico. E daltronde sono proprio i suoi ammalati,
spesso immersi in altri mondi, che le hanno insegnato ad usare al meglio la
fantasia, ad andare oltre le apparenze, a guardare nel profondo. La sua
partecipazione alla vita culturale della citt comunque intensa. Diversamente
da Nuoro, ove nata, e che avverte, oggi pi di ieri, chiusa e smarrita,
Avellino appare alla Soddu come una collettivit viva, attraversata da mille
fermenti, che spesso, per, si inaridiscono su se stessi. Tanti eventi
culturali, ad esempio, si succedono in continuazione, ma il pi delle volte
sono privi di una prospettiva, di obiettivi chiari. Manca unidea generale della
citt, che, proprio perch non sa raccogliere, organizzare, dare una visione
del futuro alla vitalit che la percorre, lentamente muore. Un quadro dunque
complesso e drammatico, non solo per i problemi profondi, droga, alcolismo,
aumento dei suicidi, che silenziosamente segnano il capoluogo, ma per un
individualismo dilagante e per lassenza di una comune direzione di marcia: non
crisi di progetti, ma crisi di coscienze. E la stessa sensazione che la Soddu avverte
ogni volta che si misura, professionalmente, con linsipienza di chi
immeritatamente occupa posti di responsabilit nel territorio, fuori della casa
di cura, e che la porta a riflettere amaramente su una classe dirigente mediocre,
non costruita sul merito e sulle
capacit. Meglio allora rituffarsi nel suo lavoro di psichiatra, ritrovare nei
suoi pazienti lo scopo del suo agire, scoprire lutilit del suo operare nella
presentazione di un libro scritto da una degente, in un giorno di allegria nei
reparti con i clown della Missione Sorriso. La vita di Annalisa Soddu si nutre
perci di delicati contrasti e di continue oscillazioni tra luniverso
professionale e quello privato, che alla fine per trovano sintesi in in unico
fine, perseguito con tenacia e umilt: linteresse vivo e mai domo alla persona
e al suo mondo interiore. Qui si coglie, con forza, anche la sua intima
religiosit, che si sostanzia nelladesione alla fede BahՓ
, fondata sul principio dellunit spirituale di tutta lumanit e di tutte le
religioni. Una scelta fatta tanti anni fa, dalladolescente sarda in crisi, alla
ricerca di s, tormentata dal bisogno di verit, e che ora la chiave della sua continua tensione
a una pi alta serenit. Nel frattempo si confronta quotidianamente con le
angosce, i gesti e le parole di dolore dei suoi pazienti. Ora sa che non
bisogna avere paura, come la ebbe la prima volta. Sa che dietro ognuno di loro
cՏ una richiesta, spesso non facilmente decifrabile, di aiuto e di amore, alla quale non solo bisogna
dare una credibile risposta, ma dalla quale bisogna anche saper apprendere :
perch Gianluca ancora giace nel suo letto di spine Ma lu s, sente odore di
rose E gelsomini.