La processione era cominciata a notte alta. Non appena si era diffusa la notizia delle capacità miracolose, a tavola, del vescovo Nunnari, le folle di portaborse e di notabili erano accorse in massa. Tutti volevano sedere a quella tavola, a quella mensa dei poveri, dove De Mita e Mario Sena, Bassolino e Rosetta D’ Amelio, aquile e moscerini, avevano scoperte le capacità culinarie del patriarca. Ora tutti bussavano a quella porta, tutti scoperchiavano le pentole, odoravano i sughi, spiluccavano i dolci. La politica irpina si riconciliava tra capretti al forno e polli in salmì, tra cicalucculi e pasta fatta in casa. Dove non avevano potuto interpartitici e discussioni, potevano capicollo e sopressata. Dove non erano riusciti documenti e vertici, potevano Aglianico e dolcetti di Reggio Calabria. Il quasi santo aveva fatto il miracolo. Finalmente politica e religione spiccavano il volo, sotto i tavoli.