Si procedeva con sussurri. Sul Consiglio comunale del capoluogo era sceso il silenzio. Guai ad alzare la voce, guai a controbattere con foga, guai a esprimersi con veemenza. Dolcezza, occorreva, dolcezza e baci Perugina. Mugolii, al massimo squittii. Ogni interrogazione al Sindaco andava preceduta da tre "mi scusi" e cinque "per cortesia". Soprattutto calma, tanta calma e pazienza. L’opposizione, se proprio voleva continuare il suo ruolo, doveva prima immergersi in un ammorbidente: D’Ercole- Coccolino, Palumbo- Soflan, ecco la nuova frontiera. Anche Tolino, l’ex bau bau, era diventato più soffice di un bambolotto e passava la vita a ringraziare Di Nunno. Restavano solo i diessini, ma non facevano conto. Il sindaco, ormai, neppure li ascoltava. Ora avrebbero bussato lieve alla porta, parlato a bassa voce, rimboccato le coperte, per non disturbare. Dopo il tempo della politica, si apriva la stagione del pio pio.