Il pendolo della rivoluzione risuonava. Perduto un Anzalone , i comunisti ne ritrovavano un altro. " E che, mi chiamo Pasquale?", aveva detto l' ex Presidente, che, dopo aver preso per mesi calci e schiaffi da D’ Ambrosio, si era deciso a navigare verso altre spiagge. Neppure la sua navicella era sparita all’orizzonte, che sbarcava il vero Pasquale, quell’ Anzalone ex democristiano, ex popolare, ora, di botto, marxista-leninista. Sulla riva, a fargli gli onori, si era riunita una folla festosa, con in testa il segretario Enzo Bruno. "Saluto il re d’Italia!", aveva esclamato Anzalone con il pugno chiuso. Ed aveva annunciato il suo programma: sesso libero, stile libero, lotta libera,. Era tempo di saldi, nel Pdci. A rendere allegra la variopinta compagnia arrivava anche Basile, assessore al comune capoluogo. Per fortuna, granitico come una roccia, c’era sempre Cicchetti, primo ex aequo, anche quando era l’unico.