Zecchino e Mastella cercavano il centro. "Era qui un istante fa!", giurava il ministro, mentre scrutava sotto i tavoli e le sedie. "Cucù!", aveva fatto Forza Italia, e il centro non c’era più. Ora, per piazze e rioni, i nostri recitavano il "cuonsolo" al morto che aveva lasciato ad altri tutta l’eredità. E non bastava. "Toc toc, la musica è cambiata!", annunciava ogni giorno Bassolino ai centristi. E Zecchino, che non si rassegnava di essere un centrino per il tavolo del salotto, passava la vita in un lamento continuo, in un agitarsi con la testa all’indietro. Mastella, invece, era un esempio per gli ottici e le future generazioni. Occhieggiava a centro, a sinistra e a destra contemporaneamente. Con il suo ditone al vento, aspettava di capire in quale direzione avrebbe spirato la brezza vincitrice, per prepararsi subito il nuovo corredino e la nuova dote. Con questo campionario di re travicelli, il centrosinistra si allenava alla prossima sconfitta.