Arrivavano da tutto il mondo. Erano scienziati, archeologi, antropologi. Avevano cercato invano per tutta la vita Atlantide, il continente scomparso. Ora, finalmente, il loro sogno si realizzava. Eccola, la terra immobile, l’Irpinia, il mondo dal tempo fermo. Qui era ancora possibile trovare gli uomini che credevano agli asini in volo o Pennetta e Aurisicchio cacciatori di nulla. Qui, quando il cielo si oscurava, gli abitanti si ritiravano nelle caverne, ad ascoltare le favolette sullo sviluppo futuro del millenario Mario Sena. Qui si poteva essere ghermiti nella foresta da lupi affamati o ipnotizzati da facce di pietra scolpite sui fianchi dei monti, sempre le stesse da secoli. Qui dominava ancora la superstizione, con gli stregoni D’Ambrosio e De Mita che tenevano quieto il popolo con i loro polverosi riti di guerra. Qui, soprattutto per i giovani indigeni, il presente era notte scura e il futuro era negato.