Di Nunno era la Cenerentola del 2000. A mezzanotte esatta, ancora vestito da principessa augurale, si era recato di corsa al palazzo comunale, per trovare la scarpina che aveva perduto. Zoppicava, e i suoi passi risuonavano nella notte. Questa disgrazia, a Di Nunno, era gia’ capitata, nel passato. Prima era stato De Mita a farlo vacillare, e per riavere la scarpetta il sindaco si era recato claudicante dal mago Mancino. Poi era stato lui che l’ aveva sottratta ad Anzalone. "Meglio io, che ho i piedi delicati!", doveva avere pensato, mentre,osservando senza fiatare il suo gemello cadere nel burrone, gli aveva sfilato la ciabattina. Ora erano i diessini, i suoi alleati tappetino, ad avergli fatto lo sgarbo, minacciandolo di lasciarlo a piedi. De Stefano, il capo scudiero, gia’ aveva dichiarato di avere molti principi-ranocchi e molti scarponi di riserva, nei ripostigli del centro. E Di Nunno, dal balcone del palazzo, giurava al cielo di Capodanno che avrebbe camminato scalzo, piuttosto di cedere.