Aurisicchio era un segretario a termine. "Dio mio, sono finito!", si era detto un giorno, guardandosi allo specchio. Era uno specchio basso, si vedeva solo il tronco e le mani, senza testa. Ora i diessini si ritrovavano a congresso, per trovare una testa. Erano stati mesi terribili. Andati per suonare, erano rimasti suonati. Alla fine avevano perduto pure l’ assessore regionale. A Giusto, però, nessuno aveva ancora avuto il coraggio di dirlo. Così egli passava le ore sotto la sede del partito, in attesa della sua auto blu. Per pietà, D’Ambrosio aveva allora affittato un’ auto americana per i matrimoni e lo portava in giro per i paesi dell’ Irpinia, con un altoparlante sul tettuccio che trasmetteva canti e applausi registrati. "Viva, viva l’assessore!", era la voce gracchiante che scuoteva il silenzio delle piazze dei paesi. E Giusto si affacciava felice, ringraziando i cani e i gatti che lo guardavano attoniti.