De Mita faceva sacrifici. Era una vita che faceva sacrifici. In fondo, il suo unico desiderio era di vivere tranquillo al paesello, giocando a tressette con il caro professore Della Vecchia. E invece no. Ora lo chiamavano al parlamento europeo e non sapeva dire no; ora lo chiamavano a fare la fronda a Castagnetti e non sapeva negarsi. Ora, che offesa!, lo volevano eleggere segretario regionale. " A me?- avrebbe detto un altro- a me che ho incontrato Gorbaciov e Reagan?". Ma De Mita era un pozzo di modestia. Alla fine accorreva, accorreva. Era De Luca, in genere, che si metteva sotto il portone e implorava:"Ciriaco, vieni! Ciriaco, aiutaci! Ciriaco, sei la nostra luce!". De Mita un poco faceva finta di non sentire, un poco controllava se De Luca scandisse bene le parole. Poi indossava il suo vestito da salvatore della patria, si aggiustava i pensieri e si affacciava. "Son qui, son qui- rispondeva- eccomi! Quale è il sacrificio del giorno?"