Cicchetti montava la guardia . Appena saputa la notizia dell’accordo per la vicepresidenza della Provincia a Enzo Venezia, Cicchetti aveva indossato l’elmetto e sorvegliava il portone di Palazzo Caracciolo. A quella poltrona di vicepresidente ci teneva tanto: l’aveva anche foderata in raso e vi aveva fatto ricamare le sue iniziali con una breve frase: "Mi amo". A chiunque arrivasse, era imposta la risposta a un quesito: "Chi preferite per vicepresidente? A) Cicchetti; B) Cicchetti; C) Cicchetti". I turni di vigilanza duravano giorno e notte. Si allontanava solo per fare la pipì. Allo specchio nel bagno, diceva. "Io sono la sinistra!", e lo specchio diventava concavo dalle risate. Poi, di nuovo di vedetta. "Sarà l’addobbatore!", dicevano i passanti a vederlo. "No, è l’usciere!" garantivano altri. "Ma no, è un parcheggiatore abusivo!" , giuravano altri ancora. E finalmente si scioglieva il mistero di cosa facesse, da anni, Cicchetti in quel luogo.