Mimmo Sarno si faceva crescere la barba. Aveva anche comprato occhiali e baffi finti. Si metteva davanti allo specchio, e faceva le prove. " Chi sono io, chi sono? Il Presidente dell’ ASA? No, mio caro, sei impreparato!". Poi si copriva con un vestito fosforescente, come quelli degli addetti alla raccolta dei rifiuti, e riprovava. " E ora, chi sono ora? Sempre il presidente dell’ Asa?! Ma sei proprio uno specchio asino!", e continuava a travestirsi, con cappelli e parrucche, nella speranza di non essere riconosciuto. L’ Asa era ormai un’azienda che non andava da nessuna parte. Di raccolta differenziata neppure se ne parlava e non si riusciva a far funzionare neppure la raccolta dei giornali usati. Eppure Mimmo Sarno giurava che sotto i portici della sua casa erano stati portati via. Doveva essere stato qualche burlone, che aveva visto nel pacco uno degli opuscoli, distribuiti dall’ Asa ai cittadini, sulle regole da seguire per la raccolta differenziata. E se l’era portato di corsa a casa, per farsi due belle, sonore, salutari risate.