Gli infermieri erano in agguato. Le sirene risuonavano in ogni angolo della città, si attrezzavano le barelle, si preparavano le camicie di forza. Un gruppo di folli si aggirava per le strade, armato di block notes e di penne, di cellulari e di computers portatili. C’era chi si arrampicava sui pali della luce, per descrivere il colore del plenilunio, chi interrogava cani e gatti, per conoscere i loro sentimenti d’amore, chi si aggirava per le periferie, per raccontare palpiti di cui nessuno più parlava. I potenti tremavano, i deboli speravano, i giovani, nell’ attesa, bevevano. Il capo dei folli parlava, con un cappello di fogli di giornale in testa, di libertà di stampa, gli altri saltavano sugli sgabelli e giuravano di crederci. Dovevano essere matti davvero, da legare. Dovevano essere rinchiusi da qualche parte, e gettata via la chiave. Nell’ attesa che li catturassero, si affannavano a riempire, armati solo dei loro sogni, le pagine di un nuovo quotidiano