Pennetta si guardava le mani. Prima De Luca, poi Mario Sena, vi avevano fatto le uova. A guardare attentamente tra le dita, si potevano scorgere da una parte l’uovo delle dimissioni dall’Alto Calore, dall’altra quello dall’ASI. Il segretario del PPI, per evitare di perderle, non si lavava neppure. Camminava con le palme tese, per paura che le dimissioni gli cadessero e non stringeva la mano a nessuno, timoroso che gliele portassero via. Una volta, aprendo la porta, De Luca gli era caduto nella tromba dell’ascensore, e c’erano volute ore per recuperarlo. In cuor suo si sentiva fiero e orgoglioso. " A Mancino no e a me sì!", pensava tra se e sé, ricordando la proposta di Anzalone di mettere tutto nelle mani del Presidente del Senato. E ai diessini, che temevano un imbroglio, Pennetta si presentava con i pugni chiusi. "Dov’è l’ASI?-chiedeva- dov’è l’ Alto Calore? Puntate, prego, c’è chi vince e c’è chi perde!". E la lotteria tra i partiti continuava.