Gli avventori del centrosinistra erano finiti sotto i tavoli. Da sotto terra, continuavano a truccare le carte, a fare segni ai compari, a rubare i mazzetti. Qualcuno si era già ubriacato di chiacchiere e di promesse e dormiva in un angolo. Qualche altro, come Pennetta, giurava ai topi di passaggio che contava almeno più di loro. Ora si aspettava l’arrivo dei parlamentari. La sala sarebbe stata rischiarata da un lampo e sarebbero apparsi. Erano i nobili della coalizione, donna Alberta De Simone, il marchese Nicola Mancino, il conte Zecchino, il vecchio ciambellano Maccanico e il reuccio De Mita. Ci sarebbe stato un attimo di devozione e la speranza di un tempo nuovo."Pace, fratelli, pace!", avrebbero detto i gentiluomini alla plebaglia. Molti si sarebbero piegati contriti, per chiedere perdono. Altri, strisciando, si sarebbero accostati, per denudarli e prendere il loro posto.