Bisognava chiuderlo, il Rubilli. Aveva troppi difetti: funzionava per bene, assisteva davvero le persone anziane e sole, la retta era bassa e gli amministratori erano onesti. La casa di riposo era diventata uno scandalo provinciale. Nei corridoi circolava merce avariata: competenza, affetto, impegno appassionato. Addirittura poteva capitare di trovare persone felici. Non andava, proprio non andava. Ora si erano messi tutti d’impegno per porre fine a questa sconcezza. Già si preparavano progetti per il futuro. Si poteva murare la struttura dei Platani ed attrezzare, per i vecchi, tende nel giardino o panchine con cartoni. Si potevano utilizzare, per la notte, anche i contenitori dell’immondizia. Insomma, basta, basta. Rebulla, la presidente, doveva solo vergognarsi, perché insisteva a far funzionare quell’istituto. Andava diffidata, rimossa di corsa, prima che il suo cattivo esempio di persona per bene si diffondesse.