"Muhh, muhh!", avevano muggito le vacche del Laceno. "Hi, Ho, hi, ho!", avevano risposto gli asini in alta Irpinia. "Bhee, bheee!", avevano sospirato le pecore del Terminio. Dicevano tutti la stessa cosa: "Mio Dio, è tornato Pennetta!". La natura, alla notizia della sua candidatura a segretario provinciale PPI, aveva avuto un fremito. "Cicchiricò!", urlavano i galli. "Coccodè!", aggiungevano le galline. "Finalmente, ti aspettavamo!" era la traduzione all’impronta. L’avvocato aveva scoperto, sul carnet delle sue innumerevoli faccende, uno spazio libero, tra le tredici e quaranta e le quattordici e dieci, e aveva deciso di dedicarlo al partito. "Azz!", avevano mormorato gli scemi dei paesi. Nonno De Vito, il reggente, alla notizia si era quasi svegliato, poi, chiamati i saggi e i garanti, si era di nuovo appisolato. Dopo mesi di letargo, i popolari avviavano, tra ragli e sbadigli, la battaglia congressuale.