Abbondavano i caffe’e le brioches. I camerieri, ad ogni interpartitico, erano in agitazione. C’era, nel centrosinistra da operetta intorno al tavolo, chi voleva il cappuccino macchiato, chi il gelato con la panna, chi lo spruzzo di cioccolata. Erano ore ed ore spese a decidere se fosse meglio lo zucchero in polvere o quello di canna, se nel cornetto fosse piu’saporita la crema o la marmellata. Tra i partecipanti si creavano correnti di pensiero sul caffe’ Kimbo o su Illy. Anche il sottobosco del sottobosco della politica, la folla di partitini che messi insieme rappresentavano i voti di un condominio, erano divisi al loro interno tra teorici del te’ e fautori della camomilla.. In attesa di sapere se, per i diessini, il latte demitiano fosse fresco o avariato, si cercavano le dimissioni di De Luca e di Mario Sena, scritte anche su un tovagliolino o sul fondo sporco di una tazza. All’uscita i partiti si guardavano in cagnesco, per capire chi dovesse pagare il conto. Il mondo, alla fine, dipendeva dai desideri di leccalecca di Enzo Venezia