Giannino non sapeva cantare. Nè sapeva scrivere poesie, o recitare, come tanti bambini saputelli e idioti messi in mostra come salami da mamme chiaramente idiote. Giannino era un bambino normale. E la città sino ad ad allora gli era sembrata ostile. Ma quella domenica, d’ improvviso, gli era diventata amica. Non era più traffico e folla e persone scure in volto, ma un grande cortile animato da gioie e da canti. E a Giannino era permesso tutto: dipingere a terra in piazza, scalare, scavalcare, correre, rincorrere, gridare. Era bastato lasciar fare agli altri, fare un passo indietro, e tutti gli insuperabili problemi erano diventati superabili. Era bastato credere davvero alla partecipazione attiva dei cittadini, giovani, donne, volontari, anziani, e la città era cambiata di colpo. E Giannino si chiedeva perchè  nessuno, a quella cosa, avesse pensato prima. E, più ancora, sperava che quel miracolo semplice si ripetesse più spesso.