Erano due fratelli. Si volevano un bene dell’anima. " Vita mia!", diceva il capogruppo diessino Bellizzi al capogruppo popolare De Stefano, mentre lo sputava in un occhio. " Tenerezza bella!", rispondeva il popolare, mentre gli dava un calcio in faccia. " Fatti abbracciare!" insisteva Bellizzi, tirandogli uno ad uno i capelli. " Angelo caro!", si commuoveva De Stefano, prendendolo a pugni. C’era un clima di concordia al Comune di Avellino. Il sindaco, tranquillo come una Pasqua con la neve, faceva l’arbitro. " Questo non si fa !", diceva ai due fratelli, a voce così bassa da rompere tutti i vetri. "Questo non è giusto!", aggiungeva convinto, mentre smantellava il microfono. Tutt’ intorno era un tempo di pace e di serenità, con Adiglietti che aspettava con una mazza all’uscita, e altri che, più sopra, aspettavano Adiglietti. Dal Comune capoluogo veniva, come sempre, un esempio di stile per tutta la coalizione dell’Ulivo.