Lea fendeva l’aria. Attraversava il marciapiede del Corso da sola, con il suo vestito bianco. Sfiorava veloce le vetrine dei negozi, e al suo passaggio la folla si apriva, per lasciarla passare. Lea cercava il suo uomo. Lo aveva ritrovato dopo venti anni e ora non voleva piu’ perderlo. Avanzava con un passo leggero e nervoso e con occhi appassionati e inquieti, sino a che lui non appariva, con i suoi occhialini. Anche Ugo la cercava, o meglio odorava nell’aria del mattino invernale i suoi segni: il suo profumo, il suono solo a lui noto dei suoi passi, il riflesso di lei negli occhi degli altri, una vibrazione diversa del vento. Sapeva che il tempo e l’aria erano segnate dalla sua presenza, e si chiedeva come avesse vissuto tanti anni in un tempo fermo, non mutato da un suo battito. Poi, non era nulla. Solo occhi che cercavano occhi, e parole vaghe, e risate, per calmare l’emozione insopportabile del cuore.