Rodolfo scorreva le pagine. Sapeva che la destra che arrivava era aggressiva e temibile. Temeva, lui che era da sempre per il centrosinistra, che si preparassero giorni scuri. Eppure indugiava, tra lo sport e la cronaca. Leggeva di ministri diessini che facevano proposte leghiste sugli immigrati, di premier bellocci senza programmi, di partiti di centro che si beccavano come galline per l’ultimo chicco di mangime. Così passava alle pagine della cultura. Capiva che se fosse passata la destra, le poche conquiste di civiltà che ancora reggevano lo stato sociale sarebbero state assalite. Eppure scorgeva, dalla sua parte, personaggi senza qualità, figurine mediocri, in un’asfittica assenza di proposte chiare e di tensione ideale. Così tornava allo sport, all’Avellino calcio e alla De Vizia ( che, almeno loro, volavano alto) e si fermava perplesso sulle pagine di pubblicità.