Bisognava avere pazienza. Bastavano trecento, al massimo quattrocento anni e Don Vitaliano sarebbe stato fatto santo. Ma cosa voleva mai, quel prete maledetto? Erano questi i tempi tecnici richiesti dalla Chiesa per ammettere i propri errori. Sul terreno della libertà essa non era una grande maestra. Erano occorsi trecentocinquanta anni per riconoscere le ingiustizie commesse con Galileo Galilei, più o meno tanti per Giordano Bruno. Nel frattempo uno era crepato prigioniero, l’altro sul rogo. Perciò Don Vitaliano non aveva nulla da temere. Ora lo attendeva un lungo processo, tra l’indifferenza o la gioia malcelata dei soliti vili. E già poteva sentirsi fortunato, perché sarebbe sfuggito alle pene corporali. Ma nel 2300, poco più, poco meno, un santo irpino nuovo di zecca sarebbe stato aggiunto al calendario: San Vitaliano da sant’Angelo a Scala, protettore degli ultimi.